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Agosto 1991: L'Europa nazionalpopolare risorge
La Romania è composta di tre regioni storiche: la Transilvania,
la Moldavia e la Valacchia. La stirpe romena delle prime due regioni ha dovuto
combattere per difendere la propria identità contro le popolazioni di
nazionalità, rispettivamente magiara e russa.
Nel territorio delimitato al nord dai Carpazi, a est dal Tibisco e a ovest
dal Nistro e dal Mar Nero prima della conquista romana abitavano genti del ceppo
traco - illirico i daci pastori e agricoltori in frequente contatto con la civiltà
greca. Queste popolazioni si opposero fieramente alla conquista di Roma guadagnandosi
la stima e l'ammirazione dei vincitori. La Dacia è diventata provincia
romana con la permanenza di due legioni, la XIII Gemina e la V Macedonica è
stata intensamente colonizzata con elementi romanizzati provenienti dall'Asia
Minore e dalla Siria, e più ancora dalle regioni a Sud del Danubio e
dell'Illiria. I coloni romani e le genti dacie si amalgamarono formando un
solo popolo; del resto Roma a differenza degli anglosassoni è sempre
stata rispettosa dei costumi degli altri popoli e laddove le affinità
etniche, come nel caso dei daci, lo consentivano davano vita a una compagine
sociale frutto della sintesi delle differenti popolazioni.
L'impronta di Roma è stata lasciata dalla fondazione di città, dall'apertura di grandi strade e dall'organizzazione politica, economica
e amministrativa.
La continua minaccia ai confini orientali da parte dei goti, persuase l'Imperatore
Aureliano a ritirare, nel 271, l'esercito e i funzionari a Sud del Danubio. Le tesi di alcuni storici del XVIII e XIX secolo, riprese anche dal prof.
Santo Mazzarino e dalla storiografia ungherese che rivendica la magiarità
della Transilvania, secondo i quali interpretando male un passo di Flavio Vopisco
tutti i daci, divenuti ormai daco-romani, avrebbero abbandonato assieme all'esercito di Roma la regione e quindi l'origine del popolo romeno sarebbe da
cercarsi in popolazioni slave per non si sa bene quale motivo latinizzate sono
ormai completamente confutate. Infatti è assurdo che una popolazione
numerosa e stabile di agricoltori fugga al completo davanti ad una invasione
e poi come spiegare la presenza di una stirpe circondata da popolazioni slave
e ugrofinniche che parla un idioma neolatino?
I dacoromani privi della difesa assicurata dalle legioni si ritirarono nelle
provincie interne protetti da antiche selve e monti inaccessibili in attesa
che passasse il pericolo.
Questo spiega perché la autentiche popolazioni neolatine che testimoniano
inequivocabilmente la continuità storica dei popoli romeni con i daco-romani, ovvero i motzi della Transilvania e i bessarabiani, si trovano in zone montagnose
o collinari circondate da gruppi di madrelingua straniera.
Prima del Risorgimento romeno e della formazione dello Stato nazionale avvenuta
nel 1859 ad opera del Colonello Ioan Alexandru Cuza, nonostante la Moldavia
e la Valacchia furono divise i popoli Romeni, unici tra le nazioni balcaniche, mentre l'Ungheria veniva governata direttamente dal turco e Bulgaria, Serbia
e Grecia sparivano come Stati e ache la Polonia si piegava alla potenza ottomana, riuscivano a conservare i loro stati e le loro istituzioni cristiane.
La Moldavia ebbe un periodo di prosperità e splendore durante il regno
di Stefano il Grande ( 1457-1504) l'eroe della disperata e impari lotta contro
i turchi chiamato dal papa "l'atleta di Cristo ". Durante il suo
lungo regno, Stefano, orientò l'avananzta della nazione al ritmo dei
tempi. La cultura conobbe un grande slancio e nonostante le frequenti guerre
il principe fece costruire numerosi monasteri, chiese e fortezze. All'epoca
di Stefano il grande apparve un nuovo stile artistico - lo stile moldavo- termine
entrato più tardi anche nella storia dell'arte universale, definendo
un'armoniosa fusione dellle tradizioni artistiche popolari con alcune influenze
bizantine e gotiche giunte dalla Serbia, Russia e Polonia. Lo stile moldavo
ha arricchito il patrimonio artistico universale dell'umanità.
Uno dei più interessanti tesori dell'arte moldava è rappresentato
dagli affreschi che adornano i muri esterni delle chiese.Tali affreschi sono
una vera e propria "Bibbia in immagine", unica nel mondo riconosciuta
dall'UNESCO come monumento di interesse mondiale. L'idea di presentare sulle
pareti esterne delle chiese una bibbia in immagini- che sia intelligibile, in
un'epoca di analfabetismo, dalle masse, rappresentò, infatti un vero
e proprio programma pedagogico del Medioevo romeno. Le immagini, paragonabili
ad una pellicola cinematografica a colori, comprendono racconti e leggende
e usanze oppure grandi avvenimenti storici ( come la caduta di Costantinopoli
). Questi valori romeni cristiani ed anche anteriori poiché risalenti
alle tradizioni daco-romane, come argutamente fanno notare J. Evola ( nazionalismo
e ascesi: La guardia di ferro in"Corriere padano", 14 aprile 1938
) e E. Nolte ( La crisi dei regimi liberali e i movimenti fascisti,Bologna
1970) e infine Ion Marii nella prefazione al libro di Ion Mota "l'Uomo
nuovo"edizioni di AR, Padova 1978, dove scrive: La presenza del simbolo
dell'arcangelo compariva nei rituali degli ambienti mithraici fioriti sul territorio
della attuale Romania ", costituiscono l'anima dei popoli romeni e hanno
sempre costituito un baluardo nella lotta contro ogni omologazione o globalizzazione. Infatti questi simboli furono usati durante le lotte risorgimentali, che
accomunano i popoli italiano e romeno, dalla guardia di ferro che si oppose
alla costituzione plutocratica e antinazionale del 1923 e nelle lotte nazionalpopolari
combattute in Romania e in Bessarabia a cavallo tra gli anni ottanta e novanta.
La Valacchia, regione in cui è compresa la capitale Bucuresti, ebbe
la fortuna di avere come Sovrano Michele il prode 1593-1601, il precursore
della GRANDE ROMANIA -ROMANIA MARE, il quale sconfisse più volte i turchi
e i magiari e anche se per poco tempo riusci ad unificare la patria dacoromana.
Differente è stato il destino della Transilvania, Erdely in lingua magiara, la culla del popolo romeno, gli ungheresi si insediarono in Pannonia nel
896 e dopo una serie di lotte con i voivodi romeni, stabilirono il loro dominio
e ne affidarono la conduzione politica a un voivoda sostenuto dalla nobiltà
magiara.
Poiché la Transilvania costituiva l'ultimo avamposto magiaro contro
i turchi fecero venire i szecui, coloni non magiari ma magiarizzati, a cui
furono concesse le proprietà della terra in cambio dell'obbligo di difendere
il confine orientale e che ancora oggi nelle provincie romene di Hargita e Covasna, per ironia della sorte le più lontane dalla frontiera della repubblica
ungherese, sono il fulcro dell'irrendentismo magiaro in Translvania. Gli
ungheresi chiamarono dalla Germania i sassoni ( sasi ) e più tardi anche
i cavalieri teutonici ( 1211- 1225) inserendo in Transilvania genti cattoliche
e i contadini autoctoni romeni, a differenza di molti nobili che si convertirono
al cattolicesimo, divenuti servi della gleba furono defraudati dei loro antichi
diritti. La legislazione asburgica nel 1437 stabiliva la "unio trio nationium
"che pur confremando la fedeltà all'Impero, stabiliva una forte
autonomia delle nazionalità sassone, sveva e magiara in danno ai contadini
romeni che costituivano la maggioranza della popolazione. Si verificarono molte
rivolte ma furono represse nel sangue. La Transilvania dopo la conquista ottomana
in seguito alla battaglia di Mohacs ( 1526 ) diventò un principato magiaro
indipendente, dove la cultura ungherse si sviluppò fino alla riconquista
asburgica del 1699, che riaffermo la "uno trio nationum ". Avram
Iancu un patriota romeno, ancora oggi le sue statue nelle città transilvane
rappresentano il sentimento nazionale, insorto contro i magiari nel 1848 guidò
una rivolta nazionale e socialista contro la volontà dei ungherese di
annettere la Transilvania e per la liberazione dei contadini romeni dalla servitù. La rivoluzione fu sconfitta e nel 1867 le cose peggiorarono ulteriormente
per i romeni di Transilvania con il compromesso ( ausgleich in tedesco kiegyezès
nella lingua magiara ) che diede origine alla monarchia dualistica austroungarica
sancendo l'annessione della Transilvania all'Ungheria.
Il popolo romeno lottò aspramente per completare la propria unità
nazionale UNIREA, mancavano ancora oltre alla Transilvania la Basarabia, ovvero
la parte orientale della Moldavia ceduta ai russi nel 1812 contro cui si scagliò
il maggiore poeta romeno, originario della Moldova, Mihai Eminescu.
I sacrifici dei patrioti romeni furono premiati, il 1 dicembre 1918 a Alba julia, Gyulafehèrvar in magiaro Weissenburg e Alba Carolina in sassone, fu
completata l'unità nazionale.
La questione nazionale in Romania è sempre stata legata alla questione
sociale per questo Cornelio Codreanu fondatore della Guardia di ferro si è
battuto, tra le due guerre, per salvaguardare non solo l'indipendenza ma
anche i diritti dei lavoratori oppressi da un sistema liberale, protetto dalla
monarchia che dopo il ritiro forzato di Cuza era stato assegnato ad una famiglia
tedesca da quella stessa plutocrazia internazionale che aveva imposto la cessione
della Basarabia, che assevì la strpe romena e soprattutto i contadini
che ne erano gli alfieri ai poteri forti interni e internazionali. La legione
o Guardia di ferro si organizzò, memore degli antichi Daci che ritiratisi
nelle montagne aspettarono tempi migliori, creò delle vere e proprie
comunità ristrette per favorire il rapporto personale e non atomistico
tra i militanti il CUIB,nido in lingua romena, dove si viveva intensamente
la fede nazionale e popolare,e decise di contrastare il capitalismo dando vita
a delle strutture economiche alternative come il commercio legionario le mense
legionarie. Queste iniziative si proponevano il duplice scopo di finanziare
il movimento e di sottrarre i cittadini romeni alla pratiche usurarie del capitalismo, quindi anche per Codreanu la nazione e il sociale sono indissolubilmente legate.
Non è un caso che La Guardia di ferro abbia avuto notevoli simpatie in
tutta la Romania ma in particolare in Bessarabia e in Translvania; del resto
lo stesso Codreanu nacque a Husi oggi località di frontiera tra la Romania
e la Repubblica Moldova.
La sconfitta romena nella seconda guerra mondiale portò alla fine non
solo del breve, ma significativo governo legionario, ma anche alla perdita della
Basarabia. In Romania cominciò la dittatura comunista e la Basarabia
fu aggregata ad una regione situata oltr il fiume Nistro, La Transnistria,
dove i romeni erano la maggioranza relativa per creare lo Stato fantoccio della
Repubblica Federativa Socialista Sovietica Moldova aggregata all'Unione Sovietica. Un particolare rende bene l'idea dell'autonomia di cui godeva questo "Stato"i dipendenti erano soltanto cinque. La negazione della Nazione
andò di pari passo con la negazione dei diritti del Lavoro.
I sovietici cercarono di russificare la Basarabia deportando altre popolazioni
"ree"di avere collaborato con l'asse durante la guerra, il russo
divenne l'unica lingua ufficiale e il romeno sparì dalle scuole, parimenti
i burocrati sovietici depredarono il territorio e le condizioni dei lavoratori
romeni e non erano tra le peggiori d'europa. Lo spirito dei daci e dela Legione
non era morto! I vecchi insegnavano clandestinamente la lingua romena e le antiche
leggende daciche e quindi la cultura nazionalpopolare romena visse nonostante
tutto. Nel 1988 nacque il fronte popolare formazione nazionalpopolare guidata
da Mircea Druc che divene primo ministro e vinse le elezioni. Lo scopo del
Fronte è l'Unione con la Romania, il Governo Druc adottò il
romeno come lingua ufficiale e il tricolore di Romania come bandiera nazionale. Io ho fondato l'associazione di cooperazione culturale Italia-Moldova e sono
stato presente alla proclamazione d'indipendenza avvenuta il 27 agosto 1991
a Chisinau diventata capitale della Repubblica Moldova. La folla impazzita di
goia gridava: "Unirea, Unirea"overo Unità.I romeni di Basarabia, almeno per qualche mese,si ritrovarono padroni del proprio destino e decisi
a eliminare le iniquità e a coniugare la nazione e la giustizia sociale.
La reazione liberaldemocratica e degli ex funzionari sovietici era però
in agguato.
La Russia che occupava militarmente una parte della Basarabia con la XIV ARMATA
SOVIETICA del generale Lebed diventata XIV armata russa permise l'occupazione
di fatto della Transnistria, dove il patriota Ilascu fu arrestato solo per
una manifestazione nazionalista pur essendo deputato e tuttora ristretto in
carcere da parte di un sedicente governo che neanche la Russia ha mai riconosciuto
e le nazioni unite stanno a guardare tanto in Transnistria non c'è il
petrolio come in Irak, la Nato a differenza di quanto accaduto in Jugoslavia
tace e la stampa con poche eccezioni minimizza.
La Repubblica Moldova dipende dalla Russia per le forniture di gas e per i traffici
commerciali e il boicottaggio russo aggravò la situazione economica quindi
il partito degli agrariani, ovvero gli ex dirigenti delle aziende rurali sovietiche, hanno ottenuto la maggioranza assoluta alla elezioni del 1994 sostenuti dall'alta finanza mondialista.
Il Governo agrariano ha tentato di demolire il concetto di nazione lasciando
la Moldova in mano agli affaristi provenienti da tutte le latitudini.
Ancora una volta le forze nazionali e popolari del Fronte popolare nel dicembre
del 1999 hanno fatto cadere la coalizione formate da ex funzionari sovietici
e neoliberisti dell'ultima ora formando un governo nazionale e popolare.
La nostra associazione non ha mai abbandonato il popolo moldavo e ha lanciato
un proggetto di adozioni a distanza per sostenere l'infanzia moldava darle
un futuro e emancipare il popolo moldavo dal ricatto mondialista.
La battaglia per l'Europa e contro l'immigrazione clandestina e lo sradicamento
dei popoli dal loro ambiente è stato uno dei punti fondamentali del manifesto
di RINASCITA NAZIONALE
Danilo Zongoli testo pubblicato su il quotidiano "Rinascita "Roma
15 dicembre 2000